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Video did not kill the radio stars:

100 anni di successo ed evoluzione della radio

Introduzione al tema storico

Era il 6 ottobre 1924 quando l’Italia vide nascere la sua prima trasmissione radiofonica ufficiale. Alle ore 21, dai microfoni della neonata URI (Unione Radiofonica Italiana), Maria Luisa Boncompagni annunciò l’inizio delle trasmissioni dalla stazione di Roma S. Filippo, situata nei Parioli, allora aperta campagna. La radio entrava così nelle case degli italiani, un evento epocale che segnò l’inizio di una nuova era nella comunicazione.

Fin dai suoi esordi, la radio ha dimostrato una potenza incredibile, capace di raggiungere tutti, superando le barriere della geografia. La sua influenza si fece sentire soprattutto durante momenti cruciali della storia italiana: basti pensare al referendum del 2 giugno 1946, che sancì la fine della monarchia e l’istituzione della Repubblica. La radio fu il mezzo attraverso cui milioni di italiani seguirono l’esito di un evento che avrebbe cambiato il volto del Paese.

Un successo che attraversa le epoche

Il segreto del successo della radio risiede nella sua capacità di adattarsi. Quando nacque, rappresentava una rivoluzione tecnologica senza precedenti: per la prima volta, era possibile ascoltare una voce proveniente da chilometri di distanza, creando una connessione immediata e intima. Con il passare del tempo, la radio ha saputo integrarsi con le nuove tecnologie, mantenendo sempre vivo il suo rapporto con il pubblico.

Durante la seconda metà del Novecento, molti pensavano che la radio fosse destinata a essere “uccisa” dalla televisione. Eppure, mentre la TV conquistava le famiglie, la radio si ritagliava un nuovo spazio: quello dell’accompagnamento quotidiano. Nei momenti di lavoro, negli spostamenti in macchina, o nelle attività domestiche, la radio diventava una presenza costante, accessibile e rassicurante.

La radio ha inoltre avuto un ruolo fondamentale nel raccontare la fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945. In quei giorni di tensione e speranza, la radio divenne lo strumento principale per diffondere notizie su eventi chiave, portando aggiornamenti tempestivi e facendo da collante per una popolazione che cercava di ricostruire la propria vita dopo anni di conflitto.

L’arrivo di Internet sembrava un ulteriore colpo per la radio, ma, ancora una volta, questo mezzo si è evoluto. Le stazioni radio si sono spostate sul web, e sono nate le web radio e i podcast. Questo non ha solo ampliato il pubblico potenziale, ma ha anche permesso una maggiore personalizzazione dell’ascolto. La radio non era più vincolata alla trasmissione in diretta, ma offriva contenuti fruibili in qualsiasi momento.

La radio e il business: un connubio vincente

Fin dalle sue origini, la radio ha avuto un ruolo cruciale nel mondo degli affari, in particolare nel settore musicale e pubblicitario. Negli anni ’30 e ’40, con l’esplosione del jazz e poi del rock’n’roll, la radio è diventata lo strumento principale per diffondere nuove tendenze musicali. Le emittenti radiofoniche non solo promuovevano artisti emergenti, ma creavano vere e proprie tendenze, influenzando i gusti del pubblico e spingendo l’industria musicale verso nuove vette di successo.

Oggi, anche nell’era di Spotify e Apple Music, la radio rimane un canale fondamentale per la promozione musicale. Le radio trasmettono non solo canzoni, ma anche emozioni, raccontano storie dietro gli artisti e offrono spazi di interazione che le piattaforme di streaming non possono eguagliare.

La nascita delle radio commerciali negli anni ’70 ha rappresentato una vera rivoluzione nel panorama radiofonico italiano. Grazie a un modello di business basato sulla pubblicità, le radio private sono riuscite a sopravvivere e prosperare, adattandosi alle esigenze di un pubblico sempre più diversificato. RTL 102.5, Radio Deejay e RDS sono oggi i leader di questo mercato, offrendo contenuti che vanno dalla musica alle notizie, attirando una vasta gamma di ascoltatori e investitori.

Un esempio interessante di successo nel panorama delle radio commerciali italiane è Radio 24, che festeggia 25 anni di attività. Nata nel 1999 come la prima radio italiana dedicata esclusivamente all’informazione, Radio 24 ha saputo costruire una nicchia forte e fidelizzata, grazie a un mix di programmi di approfondimento economico, politico e culturale. La sua capacità di offrire contenuti di alta qualità per un pubblico selezionato la rende un caso di studio per imprenditori e manager che vogliono capire come differenziarsi in un mercato competitivo.

Le radio commerciali hanno saputo mantenere nel tempo un modello di business solido e duraturo. L’ascolto è sempre stato gratuito per il pubblico, ma supportato dagli introiti pubblicitari degli inserzionisti. La forza di questo modello sta nell’equilibrio: sebbene le pubblicità siano essenziali, non hanno mai raggiunto i livelli di invasività tipici delle televisioni commerciali degli anni ’80 e ’90. Questo ha permesso alla radio di mantenere un’esperienza di ascolto piacevole e continuativa, preservando l’attenzione e la fidelizzazione del pubblico senza saturarlo di messaggi commerciali.

Innovazione nel mondo radiofonico

Un esempio significativo di innovazione nel panorama radiofonico è rappresentato da RTL 102.5, che nel 2024 ha trasmesso in diretta le partite delle squadre italiane impegnate in Champions League, sottraendo questo contenuto al monopolio della radio pubblica. L’introduzione di un contenuto specialistico come il calcio in una radio generalista rappresenta una mossa audace, che testimonia la capacità di RTL di evolversi e rispondere a nuovi interessi del pubblico, ampliando la propria offerta senza perdere la sua identità.

Lezioni per imprenditori e manager

Cosa possono imparare imprenditori e manager contemporanei dalla storia della radio?

  1. Adattabilità: La capacità della radio di evolversi e integrarsi con le nuove tecnologie è una lezione preziosa. Nella gestione aziendale, è fondamentale essere sempre pronti a cambiare strategia, esplorare nuove opportunità e accogliere l’innovazione come un alleato.
  2. Connessione con il pubblico: La radio ha sempre mantenuto una connessione emotiva con i suoi ascoltatori. Oggi, le aziende devono fare lo stesso con i loro clienti, creando esperienze che vadano oltre il prodotto o servizio, ma che tocchino le emozioni e i valori delle persone.
  3. Resilienza: La radio è sopravvissuta all’avvento della TV e di Internet, dimostrando che anche un mezzo di comunicazione può reinventarsi di fronte a nuove sfide. Le imprese devono guardare al futuro con lo stesso spirito di resilienza e capacità di adattamento.
  4. Personalizzazione dell’esperienza: Oggi, con le web radio e i podcast, l’ascolto è diventato altamente personalizzabile. Allo stesso modo, anche le aziende devono puntare sulla personalizzazione, offrendo esperienze uniche a ogni cliente.
  5. Innovazione nei modelli di business: Le radio commerciali hanno saputo sviluppare un modello di business vincente, basato sulla pubblicità. Questo dimostra come, in un mercato in evoluzione, è necessario esplorare nuove fonti di entrate e diversificare le strategie per restare competitivi.

La radio, un mezzo senza tempo

Nonostante tutte le evoluzioni tecnologiche, la radio continua a occupare un posto speciale nella vita delle persone. Il suo successo è una testimonianza di come un mezzo di comunicazione possa rinnovarsi e prosperare, resistendo al passare del tempo e alle nuove sfide.

Per imprenditori e manager, la radio offre una potente lezione su come navigare i cambiamenti, innovare senza perdere di vista le proprie radici e, soprattutto, connettersi emotivamente con il proprio pubblico. Un esempio che va ben oltre la semplice trasmissione di onde sonore, ma che tocca il cuore della comunicazione moderna.

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Il tennista che sopravvisse al Titanic e diventò campione:

la storia di resilienza, coraggio e talento di Richard Norris Williams.

Le origini

Richard Norris Williams nacque a Ginevra, in Svizzera, il 29 gennaio 1891. Suo padre, Charles Williams, un uomo d’affari americano, si era trasferito in Svizzera anni prima per motivi di salute.

Nel 1911, l’allora ventenne aveva già vinto il campionato di tennis singolare Swiss Open.

Nel 1912, il padre di Richard decise di tornare in America, in modo che il figlio Richard potesse frequentare Harvard e continuare la sua promettente carriera tennistica. Per farlo scelsero di imbarcarsi sul Titanic.

Il tragico viaggio

Era la sera del 10 aprile 1912 quando i due si imbarcarono sull’inaffondabile, nella fermata di Cherbourg (Francia).

Poco dopo che il Titanic colpì un iceberg alle 23:40 della tragica notte del 14 aprile 1912, Richard e suo padre si vestirono e lasciarono la loro cabina di prima classe sul ponte C. Inizialmente, non rendendosi conto della gravità della situazione, si diressero prima al bar della nave e poi alla palestra dove gli altri passeggeri si stavano radunando per riscaldarsi.

Lungo la strada superarono uno steward che cercava di aprire la porta di una cabina, in cui si trovava bloccata una donna in preda al panico. Williams, pensando di fare cosa buona e giusta, colpì ripetutamente a spallate la porta della cabina e alla fine la spalancò, salvo poi sentirsi dire dallo steward che sarebbe stato denunciato per aver danneggiato una proprietà della White Star Line. L’aneddoto ispirò più di 80 anni dopo James Cameron, che ne fece una scena del suo kolossal con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet.

Con l’acqua che saliva, Richard e il padre lasciarono la palestra, scavalcarono la ringhiera e si gettarono in oceano aperto. Il padre di Richard, Charles Williams, fu uno dei numerosi passeggeri schiacciati dal primo dei quattro fumaioli della nave a cadere. L’onda creata dal fumaiolo travolse Richard Williams e lo spinse più lontano dalla nave che affondava.

Trovatosi sommerso dalle acque fredde dell’oceano, Richard si spogliò della pesante pelliccia che indossava e persino delle scarpe. Appena riprese il galleggiamento Richard vide a una ventina di metri di distanza qualcosa che galleggiava e inizio a nuotare verso di essa. Quel “qualcosa che galleggia” era una scialuppa di salvataggio pieghevole parzialmente assemblata. Dopo essersi aggrappato per un po’ di tempo al lato dell’imbarcazione semisommersa, riuscì a salire a bordo insieme a circa 30 altre persone, con l’acqua all’interno che arrivava fino alla vita. Successivamente furono trasferiti sulla scialuppa di salvataggio comandata dal quinto ufficiale del Titanic Harold Lowe. Quando la barca dell’ufficiale Lowe raccolse il gruppo di naufraghi di cui faceva parte Richard, solo undici di loro erano ancora vivi, tutti gli altri erano morti di freddo.

Tre ore dopo, Richard fu trasferito insieme agli altri sopravvissuti sulla nave di soccorso Carpathia. Dei 2240 passeggeri e membri dell’equipaggio a bordo del Titanic, solo 706 sopravvissero. Richard Williams fu uno dei pochi fortunati, ma era in cattive condizioni, entrambe le gambe erano state così colpite dal congelamento che il medico ufficiale del Carpathia gli disse che avrebbero dovuto essere amputate.

Il giovane Williams si rifiutò e le cronache scritte narrano che tale rifiuto fu accompagnato da una frase profetica: “Ne avrò bisogno”.

Nei successivi quattro giorni, prima che il Carpathia attraccasse a New York, ogni due ore Williams camminò intorno ai ponti fino a quando la circolazione tornò normale nelle sue gambe. Nel giro di poche settimane fu addirittura in grado di tornare di nuovo sui campi di tennis per riprendere gli allenamenti.

Incredibilmente, solo nove settimane dopo il disastro, con i pantaloni lunghi che nascondevano le gambe ancora gravemente scolorite, stava giocando nel torneo di tennis Longwood Bowl a Boston. Ancora più incredibile è il fatto che il suo avversario, Karl Howell Behr, fu anche lui un sopravvissuto al Titanic.

Il rivale

Sei anni più anziano di Williams, nato a New York, Behr era già una star del tennis quando si imbarcò sul Titanic. Fu finalista di singolare nel Campionato Nazionale degli Stati Uniti del 1906 (ora US Open) e, con Beals Wright, fu battuto dalla coppia australiana Norman Brookes e Tony Wilding nella finale di doppio di Wimbledon del 1907, un risultato che ribaltarono nella finale di Coppa Davis due settimane dopo.

Ma non era stato il tennis a portarlo sul Titanic. Fu l’amore. Behr, 27 anni, che di prima professione faceva l’avvocato nel settore bancario, stava corteggiando la ventenne Helen Monypeny Newsom, un’amica di sua sorella. La madre di Miss Newsom, Sarah, che aveva sposato Richard Beckwith dopo la morte del marito Logan Newsom, non era favorevole all’unione e aveva portato sua figlia in un viaggio in Europa per mettere una certa distanza tra lei e Behr. Imperturbabile, Behr inventò un viaggio d’affari in Germania, dove incontrò il gruppo Beckwith-Newsom e quando i Newsom prenotarono il viaggio di ritorno negli Stati Uniti sul Titanic, fece lo stesso. Aveva una cabina sul ponte C; i Newsom ne avevano due sul ponte D, vicino al punto in cui l’iceberg colpì la nave. Sia Behr che la signorina Newsom si salvarono e poi si sposarono rimanendo insieme per 36 anni fino alla morte di Behr nel 1949, all’età di 64 anni 🕊️.

Si racconta che Williams riconobbe Behr sul ponte del Carpathia, ma i due non parlarono. Il loro primo vero incontro fu sui campi da tennis del Longwood Challenge, solo nove settimane dopo il disastro. Il più giovane e atletico Williams vinse i primi due set 6-0 9-7 prima che l’esperto Behr lo logorasse, finendo per vincere i successivi tre 6-2 6-1 6-4.

Si sarebbero incontrati di nuovo nei quarti di finale degli US Nationals del 1914, questa volta Williams vinse 6-2 6-2 7-5. La partita segnò l’inizio della fine della carriera di Behr. Si ritirò dopo una sconfitta al primo turno nei Campionati Nazionali statunitensi del 1919. Behr è stato inserito nella International Tennis Hall of Fame nel 1969.

Da sopravvissuto a campione

La carriera di Williams, nel frattempo, prese il volo. Vinse il singolare maschile dei Campionati Nazionali statunitensi nel 1914, e di nuovo nel 1916 e il doppio nel 1925 e nel 1926, così come il doppio di Wimbledon nel 1920 e, con Hazel Hotchkiss Wightman, il doppio misto alle Olimpiadi di Parigi del 1924. Fece anche parte della squadra statunitense cinque volte vincitrice della Coppa Davis e si classificò tra i primi 10 giocatori di singolare del mondo, tra il 1912-14 e il 1919-23.

Combatté la Prima guerra mondiale, in Francia, ed fu insignito del Chevalier de la Legion d’Honneur e della Croix de Guerre.

Williams divenne successivamente un banchiere d’investimento di successo e per 22 anni fu presidente della Historical Society of Pennsylvania. Inserito nella International Tennis Hall of Fame nel 1957, morì nel giugno 1968, all’età di 77 anni.

Pare che il giornalista del New York Times, Al Danzig, scrisse di lui che, nei suoi giorni migliori, era imbattibile sotto tutti i punti di vista, colpendo sempre con coraggio, sempre per vincere, non sapendo cosa significasse temporeggiare.

Cosa possiamo imparare dalla storia di Richard Williams

Il racconto di Richard Williams, sopravvissuto al disastro del Titanic e tennista di successo, offre preziose lezioni per gli imprenditori moderni, che oggi potrebbero finire sotto l’etichetta di “resilienza”: non arrendersi mai, anche di fronte alle avversità più estreme, adattarsi rapidamente ai cambiamenti e alle nuove circostanze, comportarsi con coraggio e prendere decisioni difficili in momenti di crisi.

Il Tennista campione del Titanic giocava ogni punto senza paura, letteralmente come chi gioca sapendo che potrebbe anche non avere un domani.

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