Creare valore e comandare sul mercato partendo da una intermediazione: Why!?!
Come si giustifica la presenza di un soggetto in più nella filiera, con il quale spartirsi il valore creato?
Ogni player della catena del valore di un prodotto o servizio dovrebbe porsi questa domanda.
Dare una risposta a questa domanda porta ad identificare gli asset da rafforzare, da proteggere, da innovare o sostituire, le attività chiave da curare.
Questo motivo è la radice della proposta di valore.
Possibili risposte:
– La capacità di trasformazione di un input in un prodotto o servizio di valore per il cliente;
– Vicinanza (fisica, emotiva, giuridica, informativa) al cliente finale;
– Normalizzazione della domanda attraverso la detenzione di scorte;
– Indipendenza;
– Reputazione;
– Minor costo di ricerca clienti;
– Minor costo di ricerca fornitori;
– La capacità di mettere in contatto domanda e offerta;
– Economie di scala nella costruzione e mantenimento di un know-how specialistico;
– Efficienza da specializzazione e dimensione;
– Efficienza da competizione.
Le ultime tre risposte sono tipiche dell’outsourcer.
Economie di scala nella costruzione e mantenimento di un know-how specialistico, efficienza da specializzazione e/o dimensione, efficienza da competizione (di un soggetto che è costretto a “stare sul mercato” piuttosto che un dipartimento interno dell’azienda), abbinate ad un costo opportunità superiore al costo di esternalizzazione, rappresentano le basi per una decisione win-win di outsourcing.
Ha senso “dare fuori”, far svolgere quell’attività ad un intermediario, non solo (o non tanto) perché costa meno in senso assoluto, ma perché costerebbe troppo costruirsi e mantenersi quella specializzazione in casa e “dando fuori” si possono concentrare focus e risorse su attività più decisive e rilevanti per il proprio business.