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Nell’immaginario popolare, poche situazioni evocano un senso di ingiustizia come il più popolare dipinto del genio Italiano 🇮🇹 conservato non in Italia ma nel più importante Museo del Mondo, il Louvre 🏛️, della vicina e storica amica/nemica Francia 🇫🇷.
Ma la Gioconda è stata acquisita legittimamente e con grande visione da un sovrano Francese e successivamente è stata conservata ed esaltata con grande professionalità dai nostri cugini, tanto da farla diventare l’opera simbolo del loro Museo più importante 🎨🏛️.
Ma ci fu’ un Italiano 🇮🇹 che a inizio ‘900 tentò di rubarla, ci riuscì e l’opera effettivamente ritornò per un breve periodo in Italia, lì dove 400 anni prima era stata dipinta 🖼️🇮🇹.
Nell’episodio di Storia & Business di questa settimana ripercorriamo questa storia e, come sempre, cerchiamo di trarne qualche lezione per il business di oggi 💼📘.
Buona lettura! 📖😊
Vincenzo Pietro Peruggia (Dumenza, 8 ottobre 1881 – Saint-Maur-des-Fossés, 8 ottobre 1925) fu un decoratore italiano, noto per aver rubato la Gioconda di Leonardo da Vinci dal Museo del Louvre nel 1911 🖼️🎩.
Il 22 agosto 1911, il telegrafo diffuse la notizia che il giorno precedente un ladro sconosciuto aveva rubato la Gioconda dal Museo del Louvre: quel ladro era Vincenzo Peruggia 📡📰.
Questa notizia sensazionale divenne rapidamente oggetto di discussione globale 🌍🗣️.
Questo celebre furto catturò l’attenzione mondiale e divenne uno dei casi giudiziari più appassionanti dei primi anni del Novecento 👨⚖️📜.
Vincenzo Peruggia nacque l’8 ottobre 1881 a Dumenza, in provincia di Varese, da Celeste Rossi e Giacomo Peruggia. Iniziò a lavorare come imbianchino a 12 anni a Milano, per poi seguire il padre muratore a Lione 🛠️🏗️.
Venne riformato per gracilità alla leva e nel 1902 si recò per la prima volta a Parigi, stabilendosi definitivamente nel 1908 🌍✈️.
Qui lavorò per la ditta Gobier, che lo impiegò anche al Museo del Louvre tra il 1909 e il 1911 🖌️🏛️.
Durante questo periodo, Peruggia acquisì una buona conoscenza delle sale del museo, delle vie di accesso e del personale 🏛️🔍.
Il furto fu compiuto il 21 agosto 1911, un lunedì, giorno di chiusura del museo 🚪🔒.
La lettura degli interrogatori del processo a Peruggia consente di ricostruire la dinamica 📜🗣️.
Peruggia si introdusse nel Louvre poco dopo le 7 del mattino, attraverso un ingresso riservato agli operai 🚶♂️🚪.
Dopo aver percorso il grande scalone, raggiunse il Salon Carré, dove si trovava la Gioconda 🎨🔍.
Staccato il quadro dalla parete, svitò la cornice su una scala di servizio e, avvolto il dipinto nel camice da lavoro, uscì dal museo grazie all’ignaro aiuto di un operaio che aprì una porta 🖼️🔧👕🚶♂️.
Peruggia raggiunse la sua abitazione in Rue de l’Hôpital Saint-Louis, nascondendo il quadro in un ripostiglio 🏠🔒.
Peruggia custodì la Gioconda nella sua camera parigina per circa due anni e tre mesi, dal 1911 al 1913 🗝️🛏️.
Quando iniziò a realizzare che riportare il quadro in Italia non sarebbe stato così semplice, nel luglio 1913 decise di fare un viaggio a Londra 🏰✈️.
Secondo quanto emerse dagli interrogatori, Peruggia partì non tanto per piazzare il dipinto, quanto per chiedere consiglio in un Paese, l’Inghilterra, che gli sembrava poter essere neutrale 🏴.
A Londra si recò presso il negozio d’antiquariato dei fratelli Duveen in Old Bond Street e qui raccontò per intero la sua vicenda, ottenendo il suggerimento di restituire il dipinto al Louvre 🛍️🎨🗣️.
Il 5 ottobre 1913, Peruggia scrisse una lettera al candidato politico del suo collegio, l’on. Lucchini, chiedendogli di intercedere presso la Società Leonardo Da Vinci, affinché gli fornissero una somma a compenso delle spese sostenute per recuperare la Gioconda 📨💶.
Successivamente, il 25 novembre, scrisse a un antiquario romano, Corvisieri, presentandogli una proposta simile 🏺✉️.
Il 24 novembre 1913, firmandosi con lo pseudonimo Leonard V., Peruggia decise di scrivere ad Alfredo Geri, un antiquario fiorentino, proponendogli l’acquisto del dipinto 📜💼.
Nella lettera, Leonard V. sondava l’interesse dell’antiquario ad acquistare e riportare in Italia il capolavoro leonardesco, preferibilmente per le collezioni delle Regie Gallerie degli Uffizi 🖼️🏛️.
Geri rispose e lo scambio di lettere continuò, finché Peruggia si decise a partire per Firenze 🚄📮.
Giunto a Firenze il 10 dicembre 1913, prese alloggio all’Hotel Tripoli (oggi Hotel La Gioconda) 🏨🌆.
Il pomeriggio stesso, si recò presso il negozio di Geri e insieme si accordarono per incontrarsi nuovamente il giorno successivo 🤝🏺.
All’incontro del 11 dicembre partecipò anche Giovanni Poggi, direttore delle Gallerie degli Uffizi 🎨🏛️.
Peruggia non si insospettì del coinvolgimento di Poggi, rassicurato dall’atteggiamento conciliante di Geri 🙌🗣️.
Tornato al negozio dell’antiquario, mostrò il dipinto ai due esperti che lo portarono agli Uffizi per verificarne l’autenticità 🖼️🔍.
Il giorno successivo, mentre attendeva di essere ricontattato da Geri, Peruggia venne arrestato dalla polizia 🚓👮♂️.
Prima della riconsegna ufficiale, la Gioconda fu esposta al pubblico alle Gallerie degli Uffizi di Firenze per cinque giorni, dal 14 al 18 dicembre 1913 🏛️📅.
Inizialmente collocato nell’ufficio del Direttore Giovanni Poggi, il dipinto fu mostrato a un gruppo ristretto di esperti d’arte, tra cui Luigi Cavenaghi e Corrado Ricci 🎨🔍.
Il giorno seguente, l’opera fu trasferita nella Sala degli Autoritratti per essere mostrata al vasto pubblico 👥📸.
L’affluenza fu eccezionale, con migliaia di persone che ebbero l’opportunità di vedere il capolavoro leonardesco 👥📸🖼️.
La mattina del 20 dicembre, il quadro fu trasportato in una cassa di noce alla stazione centrale di Firenze e da qui partì per Roma 🚆📦.
Arrivato nella capitale, il dipinto fu mostrato al Re Vittorio Emanuele III e ad altre personalità 👑🏛️.
Il 21 dicembre avvenne la riconsegna ufficiale all’Ambasciatore di Francia, Camille Barrère, a Palazzo Farnese 🎨🇫🇷.
Nei giorni seguenti, il quadro fu esposto alla Galleria Borghese, dove fu visto da alunni delle scuole, artisti e studiosi 🏛️🎨📚.
Il 28 dicembre, la Gioconda fu trasportata a Milano e esposta alla Pinacoteca di Brera 🏛️🚆. Anche qui l’affluenza di pubblico fu enorme 👥📸.
La sera del 30 dicembre, Monna Lisa partì da Milano per tornare in Francia, accompagnata dal Direttore della Pinacoteca di Brera, Ettore Modigliani e dal Direttore
del Museo del Louvre, Henry Marcel 🇫🇷🚆.
Il giorno successivo, arrivata nella stazione di Modane, avvenne la cerimonia di riconsegna del dipinto 📦📜.
Giunta a Parigi, venne esposta per tre giorni nel vestibolo della Scuola di Belle Arti, decorato sfarzosamente per l’occasione 🏛️🎨.
Fin dal primo interrogatorio in Questura, subito dopo l’arresto, Peruggia confessò di aver agito da solo 🗣️🕵️♂️.
Le indagini si mossero verso due direzioni: collaborare con la polizia francese e coinvolgere le autorità di Dumenza per verificare eventuali complicità 🏛️👮♂️.
La Procura di Firenze ricevette documentazione dalle autorità francesi, inclusi rapporti della polizia e fotografie del museo 📜📸.
I carabinieri interrogarono il padre e gli amici di Peruggia, confermando la sua responsabilità unica nel furto 🕵️♂️👥.
La sentenza di condanna del 4 giugno 1914 dichiarò Peruggia colpevole e lo condannò a un anno e 15 giorni di prigione 🏛️📜. La sentenza fu ridotta in appello a sette mesi e otto giorni, già espiati con il carcere preventivo 🚔📅.
La Gioconda è l’unico ritratto di Leonardo da Vinci di cui non sia stata messa in dubbio la paternità 🎨👤.
L’opera è comunemente conosciuta con due denominazioni: Monna Lisa (usata soprattutto nel mondo anglosassone) e Gioconda 🖼️💫.
La prima risale a Giorgio Vasari (1511-1574), pittore, architetto e storico dell’arte italiano, e la seconda a Cassiano dal Pozzo (1588-1657), intellettuale e collezionista d’arte, creatore del Museo Cartaceo 🖌️📜.
Leonardo da Vinci iniziò a dipingere quest’opera tra il marzo e il giugno del 1503, mentre si trovava a Firenze 🏛️🖌️.
Molte ipotesi sono state fatte sull’identità della donna ritratta 👩🔍. All’inizio del Novecento, alcuni critici sostennero che la donna non fosse mai esistita o che il quadro fosse un ambiguo autoritratto di Leonardo stesso 🎨👤. Oggi si accolgono maggiormente le indicazioni di Vasari, che identificò la donna ritratta come Lisa Gherardini, nata nel 1479 e sposa del ricco setaiolo fiorentino Francesco del Giocondo, fornitore dei Medici e cliente del padre di Leonardo, il notaio Ser Piero 🏛️👩👨.
Leonardo continuò a lavorare al dipinto per ben quattro anni, portandolo con sé a Milano nel 1507 e perfezionandolo fino al 1513 🖼️🕰️.
Non consegnò mai il dipinto ai coniugi Giocondo, e quando accettò l’ospitalità di Francesco I di Francia nel 1517, portò la Gioconda con sé al castello di Cloux presso Amboise 🇫🇷🏰.
Alla morte di Leonardo nel 1519, Francesco I acquistò la Gioconda, insieme a Sant’Anna e San Giovanni Battista, per circa 4000 scudi d’oro 💰🖼️.
Il quadro non fu particolarmente amato dai successori di Francesco I 🎨👑.
Luigi XIII cercò di venderlo a Carlo I d’Inghilterra, ma grazie all’intervento di Pieter Paul Rubens, la Gioconda rimase in Francia, sostituita con un San Giovanni di Leonardo 🎨🇫🇷.
Nel 1665, il quadro fu trasportato al Louvre insieme alla collezione reale, ma passò a Versailles durante il regno di Luigi XIV 🏛️👑.
Dopo la nazionalizzazione dei beni della monarchia nel 1797, la Gioconda tornò al Louvre, dove fu esposta nel Salon Carrè solo l’anno seguente 🖼️🏛️.
Nel 1800, Napoleone Bonaparte fece trasferire la Gioconda nel Palazzo delle Tuileries nella camera di sua moglie Josephine di Beauharnais 👑🖼️.
Dopo la sua incoronazione a imperatore, nel 1805, Napoleone dispose il ritorno del quadro al Louvre 🏛️.
Qui rimase fino al 21 agosto 1911, data del furto da parte di Vincenzo Peruggia 🚪🖼️🕵️♂️.
La Gioconda non è solo un capolavoro dell’arte rinascimentale, ma anche un simbolo di intrigo e fascino 🎨🔍. La sua enigmaticità, il sorriso misterioso e la tecnica innovativa di Leonardo hanno catturato l’immaginazione di milioni di persone nel corso dei secoli 😊🖌️.
Le numerose teorie e speculazioni sull’identità della donna ritratta, sulla tecnica pittorica e sui significati nascosti del quadro continuano a stimolare dibattiti tra storici dell’arte, critici e appassionati 🧐🎨.
La Gioconda è diventata un’icona culturale, oggetto di innumerevoli riproduzioni, parodie e omaggi, e continua a essere una delle opere d’arte più riconoscibili e studiate al mondo 🖼️🌍.
L’opera, con la sua storia complessa e affascinante, incarna non solo l’abilità artistica di Leonardo, ma anche la capacità dell’arte di attraversare secoli e culture, rimanendo sempre attuale e misteriosa 🎨🕰️🌍.
La vicenda di Vincenzo Peruggia e il furto della Gioconda offrono importanti lezioni per il mondo del business 💼✨.
Cosa fece scattare nella mente di Vincenzo Peruggia il folle progetto di impadronirsi della Gioconda? A innescare nella sua mente il cortocircuito fu forse la convinzione che quel quadro facesse parte del «bottino di guerra» che Napoleone aveva sottratto a all’Italia. In realtà la Monna Lisa si trovava in Francia per ragioni totalmente diverse.
In realtà la storia del ritratto di Monna Lisa è ben diversa e il fatto che si trovasse a Parigi non aveva nulla a che fare con il triste fenomeno della «spoliazione napoleonica» di cui però l’Italia è stata comunque vittima. Peruggia era emigrato in Francia all’inizio del ‘900 e sentiva il peso di un’italianità che all’estero pesava come un marchio di infamia.
Il fine non giustifica i mezzi 🚫🛣️. Peruggia, convinto di compiere un gesto patriottico, infranse comunque la legge e il suo atto fu’ giustamente punito ⚖️🔒.
Nel business, è fondamentale mantenere un comportamento etico, rispettando le regole e gli altri attori del mercato 🌍💼. Un vantaggio acquisito in modo non regolare non rappresenta una situazione ideale cui aspirare 🚫💼. La correttezza nei rapporti, anche tra concorrenti, contribuisce a creare un ambiente sano e positivo per tutti 😊💼.
Le aziende che investono in innovazione, qualità e correttezza costruiscono un vantaggio competitivo duraturo e sostenibile 💡🔧🏆. La lealtà e l’integrità premiano chi investe per creare e proteggere vantaggi competitivi in modo regolare, favorendo la crescita e la fiducia nel sistema economico 📈🤝.
Il caso di Peruggia sottolinea inoltre l’importanza della cooperazione internazionale 🌍🤝. La collaborazione tra le autorità italiane e francesi ha permesso il recupero e la restituzione della Gioconda, dimostrando che il lavoro congiunto e la trasparenza possono portare a soluzioni efficaci anche in situazioni complesse 🛡️🔍.
Allo stesso modo, nel business, la cooperazione e la costruzione di relazioni solide basate sulla fiducia e sul rispetto reciproco sono cruciali per affrontare le sfide globali e promuovere un ambiente economico equilibrato e prospero 🌍💼✨.
In conclusione, la storia di Peruggia e della Gioconda ci ricorda che l’etica e la correttezza sono valori imprescindibili, nella vista e negli affari 🏛️📘.
Investire in comportamenti etici e in relazioni leali non solo evita conseguenze legali e reputazionali, ma contribuisce a costruire un futuro sostenibile e giusto per tutti gli attori coinvolti 🌟🏛️🤝.
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