Creare valore e comandare sul mercato partendo da una intermediazione: è (quasi) sempre una questione di soldi

Il principale motivo di esistenza di un intermediario, più o meno carico di funzioni, rischi, know how, è riconducibile al vantaggio economico di suddividere le funzioni della catena del valore tra più soggetti (almeno tre, nella forma più semplice di catena del valore con intermediario).

Vantaggio economico che può derivare da tre tipi di economie: di scala, di specializzazione e di scopo.

Economie di scala: aumentando le quantità  prodotte di un bene o erogate di un servizio in un determinato periodo, il costo unitario del bene o del servizio diminuisce.

Economie di specializzazione: la specializzazione crea apprendimento, così le quantità  prodotte non solo aumentano a parità  di struttura in un periodo, ma anche da un periodo all’altro, perché si diventa più bravi, esperti ed efficienti a fare le cose.

Economie di scopo: mettere insieme più attività  sotto un unico soggetto mi costa (unitariamente) meno che fare le stesse attività  presso soggetti separati.

 I tre tipi di economie sono mixabili e non mutualmente esclusive.

La questione è semplice: a parte i casi in cui un intermediario crea una comodità  (per cui i clienti sono disposti a spendere di più rispetto al costo del farsela da soli) o risolve un’impossibilità  (o lo faccio attraverso quel tipo di intermediario o non lo posso fare), un intermediario ha economicamente senso solo se è in grado di generare una o più di queste economie.

Se è in grado, allora si apre lo spazio per un margine extra e dunque per l’esistenza sostenibile dell’intermediario stesso.

Se non è in grado, allora l’intermediario deve creare una gran bella e attrattiva comodità  da vendere, oppure sapersi posizionare su una nicchia molto protetta.

La valutazione può essere fatta “al presente” o in chiave “prospettica”: la mia posizione di mercato, nel breve, medio o lungo termine, quanto è a rischio?

Ricordandosi che, guardando in chiave “prospettica”, non è tanto il vantaggio economico assoluto a contare, quanto piuttosto la variazione del vantaggio stesso posta in relazione con la variazione del vantaggio degli altri soggetti della filiera, ad esempio dovuta ad una evoluzione tecnologica.