Il 2020 è stato un anno che ha cambiato radicalmente il mondo del commercio internazionale nel suo complesso, stravolgendo molti paradigmi quotidiani dei player del settore. In particolare, la pandemia ha fatto salire i costi dei servizi delle spedizioni internazionali, aggiungendo una nuova sfida alla ripresa economica globale. L’interruzione straordinaria del commercio ha destabilizzato il mosaico ad incastro dello spostamento delle merci da un continente all’altro.

La situazione attuale è fortemente impattata dal repentino cambio di domanda dei consumatori globali, che ha comportato un obbligato adeguamento delle catene di approvvigionamento global, le global supply chains, mettendo sotto pressione il comparto degli spedizionieri. Analizzando i cambiamenti, i consumatori occidentali, chiusi nelle case, hanno avviato un’ondata di ordini dalle fabbriche in Cina, cuore pulsante della manifatturiera globale, che dovevano essere trasportati attraverso il Pacifico in container. Mobili ed oggetti da ufficio, componenti e supporti tecnologiche, computer, tapis roulant. La domanda di trasporto ha superato la disponibilità  di container in Asia, proprio mentre si accumulavano nei porti occidentali. Le carenze indotte dal cambio di domanda del mercato ha causato quindi l’aumento dei prezzi delle spedizioni, rischiando di sbilanciare la situazione globale. Ad esempio, al largo della costa di Los Angeles, più di due dozzine di navi container piene di cyclette, elettronica e altre importazioni molto ricercate sono rimaste ferme per due settimane, causando ritardi nella supply chain. A Kansas City, gli agricoltori hanno dovuto fortemente organizzarsi per spedire la soia ai compratori in Asia. In Cina, i mobili destinati al Nord America si sono accumulati nei magazzini delle fabbriche per la carenza di container disponibili.

Al centro della tempesta ci sono i container, il cavallo di battaglia della globalizzazione. Utilizzati per la prima volta nel 1956, hanno rivoluzionato il commercio internazionale consentendo alle merci di essere imballate in contenitori di dimensioni standard e issate da gru su vagoni ferroviari e camion in modo da rimpicciolire notevolmente le distanze tra il globo. Sono il modo in cui gli schermi piatti prodotti in Corea del Sud vengono trasferiti agli stabilimenti in Cina che assemblano smartphone e computer portatili, e come questi dispositivi finiti vengano spediti attraverso il Pacifico negli Stati Uniti e in Europa.

I container che trasportavano milioni di mascherine nei paesi dell’Africa e del Sud America all’inizio della pandemia rimangono lì, vuoti e non raccolti, perché i vettori marittimi hanno concentrato le loro navi sulle loro rotte più popolari – quelle che collegano il Nord America e l’Europa all’Asia. E nei porti dove le navi fanno scalo, portando merci da scaricare, sono spesso bloccate per giorni in ingorghi galleggianti. In aggiunta, il blocco temporaneo del Canale di Suez, con la portacontainer Ever Given bloccata per circa una settimana, non ha fatto altro che aumentare la pressione dei ritardi sui trasporti marittimi. Ogni container che non può essere scaricato in un posto è un container che non può essere caricato altrove. La pandemia e le sue restrizioni hanno limitato la disponibilità  di operatori portuali e camionisti.

In un’intervista al New York Times, Lars Mikael Jensen, capo del Global Ocean Network alla A.P. Moller-Maersk, la più grande compagnia di navigazione del mondo ha dichiarato che tutti gli anelli della catena di approvvigionamento sono tesi. Le navi, i camion, i magazzini.

Le conseguenze degli effetti della pandemia e dello shock di domanda globale possono ripercuotersi sui prezzi finale dei beni di consumo al consumatore finale. Ad esempio, i costi più alti per il trasporto di grano e soia americani attraverso il Pacifico minacciano di aumentare i prezzi degli alimenti in Asia, mentre gli esportatori di riso in Thailandia, Vietnam e Cambogia stanno rinunciando ad alcune spedizioni verso il Nord America a causa dell’impossibilità  di assicurare i container.

Non si possono ancora stimare con precisione le tempistiche di recupero dello sconvolgimento del mondo delle spedizioni internazionali, alcuni esperti ipotizzano che i container rimarranno scarsi fino alla fine dell’anno, mentre le fabbriche che li producono – quasi tutte in Cina – si affannano per mettersi al passo con la domanda.

Qualsiasi intoppo implica ritardi e costi extra per qualcuno. Per questi motivi, organizzare correttamente una spedizione internazionale richiede conoscenza e competenza, al fine di ridurre l’esposizione a rischi e di completare con successo l’operazione. Noi di The Advisory Box, grazie ad anni di esperienza e competenze tecniche maturate sul campo, forniamo supporto agli operatori coinvolti nei trasporti internazionali.

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